Pagina:Arturo Graf - Le Danaidi.djvu/53

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l'ultimo viaggio di ulisse 41

     A due colli drizzò contro l'insonne,
     Sterminato oceàn l'erte colonne.
     Quivi posâr l'intero giorno, orando
     Propizii i numi al gran cimento, e quando
     Fu nuovo dì, tutte in un punto solo
     Sciolser le vele all'inaudito volo.


Vider poc'oltre, a manca man, fra morti
     Macigni e nude, orride sabbie, gli orti
     Delle gelose Esperidi, beati
     D'ogni delizia, a ciascun uom vietati;
     E l'arbore fatai cui l'auree poma
     Gravan di sacra e prezïosa soma,
     E in mezzo ai fiori onde il terreno è vago
     Veglia, strisciando, il tortuoso drago.
     Quello l'estremo suol fu che gli eroi
     A tergo si lasciâr: da indi in poi,
     Sfidando i venti incerti e l'onde amare,
     Non vider più se non il cielo e il mare.


Lunghi giorni passar. Vedeano il sole,
     Rutila, immane, mostruosa mole
     Di foco, fra le nuvole errabonde,
     Sorger dall'onde, traboccar nell'onde.

Graf, Le Danaidi 6