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202 Ascensioni umane

piano il velo che la copriva, mostrò uno spaventoso viso di cadavere, due occhi fissi, cupi, grandi, che dissero al frate «guarda»; e sempre lentamente, sempre tacendo, abbassò le mani, calò il velo, si nascose.

Il vostro tema, signore che me l’avete proposto1, mi fa pensare al racconto del frate. Dietro alle magnifiche immagini di prosperità, di grandezza, di potenza umana che la parola progresso suscita in Voi, sta, proprio in fondo al vostro cuore, una sinistra immagine velata di nero, immobile e silenziosa. Ella non si apre il velo ma la sua faccia lugubre vi si disegna sotto. Vi ha sotto quel velo un dolore indicibilmente atroce, vi ha una muta smentita fiera, un disprezzo amaro e superbo, nel suo silenzio, di tutte quelle altre figure pompose e magniloquenti che vantano il presente e l’avvenire dell’umanità. Essa pure dice tacendo: guardate, vedete se vi fu mai dolore al mondo come il dolore che imperversa sotto la grandezza, la potenza e gli agi di cui van blaterando costoro». Voi non sapete a chi credere e mi fate l’onore insigne di domandarne a me. «Il Progresso» voi domandate «ha egli reso e rende gli uomini

  1. Il discorso fu tenuto alla Società per l’istituzione della donna, in Roma.