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Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/120

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120 Atlandide


Nè di Gufo de’ Chiurli oggi la Fama
     Celar dee fra le gonne il nome e gli atti,
     Di lui che da più tempo alto proclama
     Che versi e civiltà son cani e gatti;
     La lirica è per lui squallida e grama,
     Anzi lì lì per dar gli ultimi tratti,
     La poesia d’amore in fin di vita,
     Crepato il dramma, l’epopea stecchita.

Prefica insigne, e chi ti può dar torto,
     Se da un pezzo sossopra è volto il mondo?
     Il Sol, come ognun vede, è bell’e morto,
     Più non torna alla terra april giocondo;
     L’uom dopo tanti inganni alfin s’è accorto,
     Che il sommo bene è delle tasche in fondo.
     Che l’albero d’onor non dà più frutto,
     E un nome è l’Ideal senza costrutto.
     
Come durar potrebbe in tal sublime
     Rivolgimento un esercizio vano,
     Qual’è la poesia, vero lattime
     Proprio del neonato ingegno umano?
     Che vale accozzar versi, intrecciar rime
     Dove il Calcolo è dio, l’Oro sovrano?
     Dopo l’eterna economia politica,
     L’arte che vuole il secolo è la Critica!