Ma lasciando sub judice la lite,
E tornando a picchiar sul primo chiodo,
(Chè a gusto mio le chiacchiere erudite
Cedono al ver quanto alla carne il brodo)
Dico, che dentro al tempio, in celle ordite
Di cornei stami in ammirevol modo,
Stanno, ma non però dentro agli scrigni
Come reliquie, le scrittrici insigni.
Lor signora e patrona è Gingillina,
Una donnetta buona a farci il chiasso,
Biondina, saccentina, intrigantina,
Che ascolta messa e gode andare a spasso,
Che canterella in chiave di gallina,
Pinge, scolpisce, suona il contrabbasso,
Dice versi a memoria in metro barbaro
In lode del Rottorio e del Rabarbaro.
Una gran dama di prosapia antica
È di lei consigliera e confidente,
Compagna, ancella, guardiana, amica,
Ad ognora e per tutto a lei presente;
Cosa non è che l’una pensi o dica,
Cui l’altra non esprima o volga in mente;
L’una insomma è così dell’altra piena,
Che in tutt’e due fanno una donna appena.