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158 Atlandide


A inzavardarsi i crini aridi e scarsi
     Con certa porcheria fra nera e verde,
     Che la befana o la versiera, a farsi
     Gioco di lei, prestato ad essa aver de’,
     A lisciarsi, a lustrarsi, a mascherarsi
     Ben della sua giornata un terzo perde,
     Gli altri in dir male ed in accender liti
     Tra figli e genitor, mogli e mariti.

Ma poi che non ostante opre sì oneste,
     Del poetico assillo anche ha la frega,
     Non appena tra ’l sonno esso la investe,
     Dandole il caldo che l’età le nega,
     Balza da letto, la notturna veste
     Rimbocca su le natiche di strega,
     E accoccolata al vacillante lume
     Versa di versi rumorosi un fiume.

L’esagerazion, la tenerezza
     Sono i due poli della sua natura:
     Un croccante per essa è una fortezza,
     Una pulce il caval d’Estremadura,
     Due gocciole di sangue in una pezza
     Una strage, un eccidio addirittura,
     Un po’ di vento fuor d’un orifizio
     Nè più ne men la tromba del Giudizio.