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Canto decimo 221


Ond’ella tosto con benigno volto
     E con pie voci a consolar lo prese:
     Se per poco sei stato oggi a te tolto,
     Non io ti lascio in questo vil paese;
     Nè il sonno tuo, sebbene il core ascolto,
     Indifferente all’amor mio ti rese;
     Anzi più mio s’è fatto il tuo pensiero,
     Dacchè veduto ha tra fantasmi il vero.

Tu sognato hai con me, con me le sante
     Ire hai sentito e il ciel bramato hai corso,
     Finchè per crescer ali alle tue piante
     Con l’acuta rampogna il cor t’ho morso.
     Sopra il Mare dei Sogni ecco, il fiammante
     Liberatore affretta irato il corso;
     Ecco, a noi vien su veleggiante torre
     L’ardito stuol che i moti suoi precorre.

Nobile stuol, fior dell’Italia nova,
     Che sul regno del Mal, d’odj fecondo,
     In lotta impari, in diuturna prova
     L’ora della Riscossa annunzia al mondo;
     Tesei novelli, a cui soltanto giova
     Dar guerra e morte al Minotauro immondo,
     Che d’orror chiuso in labirinto infame
     Di frodi vive, e d’oro e sangue ha fame.

15. — Rapisardi, Atlantide.