Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/29

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Canto primo 29


Vieni; da questo lido ermo e selvaggio,
     Ove dell’età rea sdegno t’ha chiuso,
     E in cui della tua pura anima il raggio
     332Perdesi in obliose ombre confuso,
     Meco ti affida al salutar viaggio
     Ond’è per sempre il bieco vulgo escluso;
     A che pur guardi intorno, e con incerto
     336Core vagheggi ancor questo deserto?

O caro agli occhi miei, più che di fasto,
     Il giovane esclamò, splendide sale,
     O come il viver mio semplice e casto
     340Refugio fido al mio dolor mortale,
     Ben io fin all’estrema ora rimasto
     Sarei nella tua cheta ombra ospitale;
     Ben io l’ultimo in te sonno infinito,
     344Come in grembo materno, avrei dormito!

Ma poi che nel mio core oggi costei
     Speranze altere e vigor novo infonde.
     Tutta credendo la mia vita a lei,
     348Dell’avvenir m’accingo a tentar l’onde.
     Così alfine potesser gli occhi miei
     L’aura fruir delle beate sponde,
     O nell’eterno, tenebroso mare
     352Assorto in un’Idea santa affogare!