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Pagina:Atlantide (Mario Rapisardi).djvu/92

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92 Atlandide


Ben potrebbero, il so, tagliar più corto
     E far qualche buon gesto o almen tentare,
     Ma il genio loro pratico ed accorto
     Trova assai più prudente il cicalare:
     L’italico valor non è ancor morto,
     Ad ogni alzar di piè gli odi gridare;
     E il credo anch’io, nè credo che s’estingua.
     Ma prima era nel core, or nella lingua.

Mentre Edea così parla, eccoti un nachero
     Guercio, gobbo, sbilenco ed un po’ ciuschero,
     Che dalla cima dei capelli al cachero
     Due palmi è appena, e detto è il Meninciuschero.
     Cantarellava: Ancor che sbiobbo e machero,
     Di tutti gli omenoni io me n’imbuschero:
     Vuota ho la trippa, ma un buon ago ho sotto,
     E incinfrigno il messere a chi l’ha rotto.

Il lettor qui m’oppone: O come, fra
     Tal sobria razza v’è chi abusa il vino?
     Ma il lettore benevolo non sa,
     E il compatisco se non è indovino,
     Che queste genti da una Società
     Anonima, all’insegna del Facchino,
     Regolarmente vengono fornite
     Di cicche, di gazzette e d’acquavite.