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22 la vera democrazia

nel centro della Spagna. Nella società la demagogia potrebbe allo stesso modo distruggere le conquiste della civiltà, le meraviglie dell’arte e lo stesso senso morale, ma non saremmo più «latin sangue gentile», sibbene un popolo selvaggio: tutti eguali, tutti liberi, tutti felici come i Niam-Niam, come i bambini dell’asilo.

Lasciate invece alla terra le naturali varietà sue, proteggete i colossi delle Alpi, le ghiacciaie, le foreste, i pascoli verdi, le colline festanti, le campagne feraci e prosciugate le paludi: qual diverso spettacolo, e come ci si presenta bello e nobile l’avvenire della società! Chi lavora vedrà tutelati i frutti del suo lavoro, protetta la sua vecchiaia; ciascuno avrà la sua piccola casa, il suo campo, e potrà procurarsi quanto gli è necessario. I beni di uso pubblico accresceranno gli agi di tutti, e un più forte sentimento di benevolenza riuscirà a prevenire ogni miseria. L’anarchia dell’invidia e delle male passioni ripullulerà sempre, come la malattia nel corpo umano, come la filossera nella vite: ma non riuscirà mai a prevalere, e nessuna reazione selvaggia turberà od arresterà il movimento ascendente del progresso.

La vera democrazia dee prefiggersi, insomma, una meta alta, nobile, degna; associare la coltura e l’arte ateniese alla saggezza romana, al sentimento cristiano, al patriottismo delle repubbliche italiane, e fondere tutto questo nel crogiuolo vasto della monarchia nazionale.

Non tutti, lo so, hanno la testa sicura, sani i polmoni e solidi i garretti per toccar le più alte cime; ma che nessuno pretenda stoltamente di tuffare nella palude chi è avviato a quelle con passo sicuro; e nessuno, d’altra parte, dimentichi o trascuri il dovere di essere guida ai deboli, ai fiacchi, agli impotenti, di spianare loro la difficoltà del cammino, di ammaestrarli trascinarli, se giovi, alle maggiori altezze.

Meglio, mille volte meglio per un uomo come per una nazione cader fulminato dalle vette sovrapposte come i Titani, che vegetare gracchiando a guisa di rane in una palude. Ed a voi, o Signore, che mi foste così cortesi di benevola attenzione, piaccia, se non altro, trarre dal mio discorso una coscienza più operosa del difficile problema e qualche traccia delle vie sulle quali bisogna cercarne la soluzione. Da voi, specialmente da voi, la moderna democrazia può attingere il culto dell’ideale, la viva fede, il rispetto di tutto ciò che è sacro e legittimo; in voi la moderna umanità, raffigurata pur sempre nel mito di Fausto, potrà trovare nei suoi scoramenti e nelle sue stesse cadute, il pensiero che la guidi al compimento dei futuri destini.