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del conte monaldo leopardi 125

amico vollero assolutamente che mi presentassi al Generale e mi mettessi in buona grazia con lui, persuadendolo intorno al mio momentaneo esercizio delle funzioni di Governatore. Io ripugnai quanto seppi a questo passo perchè mi sembrava inconsulto, e non vedevo prudente il suscitare un discorso sopito, ma finalmente cedetti. Fatto un inchino al Generale e ricevutane corrispondenza cortese, ecco il breve dialogo che seguì.

Io «Generale, io mi trovo molto rammaricato avendo perduta per un momento la fiducia del Governo, ma spero...»

Il Gen. «Che cosa avete fatto?»

Io «Un furore di popolo mi obbligò ad assumere le funzioni di Governatore ma io...»

Il Gen. «Governatore di briganti! Oh male.»

Io «La forza...»

Il Gen. «Non ci è cosa che possa giustificarvi.»

Io «Sostenni quella apparente rappresentanza solamente cinque ore... » Il Gen. «Cinque minuti erano lo stesso delitto.»

Io «Ma si trattava di arrischiare la vita...»

Il Gen. «Dovevate farvi ammazzare, perchè in ogni modo la Republica romana se saprà il suo dovere vi farà fucilare.»

A queste parole accompagnate da due occhj di indemoniato, mi strinsi nelle spalle, e mi ritirai bel bello come potei, maledicendo la mia troppa docilità per cui mi ero condotto a quel cattivo passo. Questo però non ebbe altre conseguenze.

LVI.

Strage in Macerata.

Nella matina seguente i Francesi, forti di 1500 soldati andarono a Macerata. Un colpo di cannone