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del conte monaldo leopardi 131

ritenne prigioniero, ma là dove egli doveva temere rovina il suo genio trovò risorsa. Persuasi coloro di essere inimico dei Francesi ebbe libertà e grado, e in due momenti prevalendo col suo coraggio, con le sue cognizioni, o con la sua attività indicibile, soverchiò tutti i Capi di quei partiti e venne riconosciuto Generale in capo delle Truppe in Massa. Andò in Ascoli, e di là a Fermo dove si fermò per dare un qualche sesto alla sua Armata. Gente non gli mancava perchè ad una voce o al suono di una campana il popolo correva a migliaia per combattere contro i Francesi. Scelse mille e cinquecento uomini all’incirca, e attese ad istruirli un poco, e soprattutto a subordinarli alla disciplina militare. Accozzò una quarantina di cavalli, e vestì con uniforme di tela bianca quattro o cinquecento soldati, spendendo i danari che trovava nelle casse della Republica, e quelli che potè esigere dei tributi ordinarj. Alcuni navi Inglesi, che stavano nel mare nostro, soffiando nel fuoco della sollevazione gli somministrarono sei piccoli cannoni, e qualche centinaro di fucili, il resto della truppa si armò con fucili da caccia, e con quello che venne alle mani. In pochi giorni quell’armatella prese figura e consistenza, e si vide quanto può un uomo di genio massimamente se la necessità lo costringe. Bensì gli uffiziali valevano poco perchè non possono farsi in un momento, e La Hoz doveva supplire in persona a tutte le parti.

Negli ultimi giorni di luglio La Hoz partì di Fermo con le sue genti, e marciò sopra Macerata, lasciando però la strada postale, e camminando sulla cima dei colli. Nel passare per Monte Lupone spedì una scoperta fino al ponte nostro sopra il fiume Potenza. Il comandante francese De Coquerelle che aveva qui quaranta o cinquanta soldati, immaginò che gli insorgenti venissero di là, e si incapricciò di respingerli. Tutti i Francesi corsero a quella parte e si