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del conte monaldo leopardi 35

XXII.

Miei congiunti.

Trovandomi a parlare dei miei congiunti voglio ricordare tutti quelli che componevano la famiglia quando ne assunsi il regime. Mia Madre, il canonico Carlo mio prozìo, Luigi, Pietro, Ettore, Ernesto, miei zii fratelli di mio padre, Vito fratello mio, e Ferdinanda mia sorella già uscita dal Monastero. Di tutti dirò qualche parola a suo luogo. Inoltre stavano in casa e ad una mensa con noi, il mio institutore D. Giuseppe Torres, il mio buon Ferri Cappellano, D. Vincenzo Diotallevi pedante, e il Canonico Pascal francese emigrato che i miei congiunti avevano raccolto per carità. Con tutta questa gente io vissi sempre in pace perfettissima, e non sognai di ascriverlo a merito di quelli o mio, supponendo che in veruna famiglia si potesse vivere diversamente. Allorchè in seguito internandomi nelle case degli altri, ho conosciuto con quanta facilità rimane alterata l’armonia domestica ho rilevato che i miei congiunti erano buoni assai, e che io aveva usata talvolta una prudenza più matura della età.

XXIII.

Qualità fisiche e coltura esteriore.

Dirò ancora una parola del mio fisico. Ero sano senza essere robusto, nè alto nè basso, non bello, ma senza alcuna bruttezza rimarcata e in somma ero un uomo come gli altri. Se avessi avuta una statura eminente, overo una leggiadria decisa di forme probabilmente ne sarei andato su-