Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/163

Da Wikisource.

robinson crusoe 137

accadde che il tempo si fosse buttato nebbiosissimo ne’ tre o quattro giorni da me trascorsi in quella valle, onde, contesami la vista del sole, vagai sconfortato alla ventura, finchè finalmente fui costretto cercar di nuovo la spiaggia e il palo che aveva piantato, e da quel punto ripigliare la stessa via dond’era venuto. Allora me ne tornai a casa a piccolissime giornate, perchè, tanto più che era caldissima la stagione, il mio moschetto, le mie munizioni, l’accetta ed altre cose mi pesavano assai.

Durante il narrato viaggio, il mio cane sorprese una giovine capretta di cui s’impadronì, e ch’io sottrassi viva dalla sua presa. Mi venne tosto l’inspirazione di condurmela parimente viva a casa se mi riusciva, che già da lungo tempo io andava pensando se fosse possibile l’avviarmi una razza di capre domestiche, che tanto sarebbemi venuta all’uopo quando la mia polvere e le mie munizioni fossero finite. Fatto un collare per questa bestiuola ed un guinzaglio di spago ch’io non mancava mai di portar meco, me la tirai dietro, benchè con qualche stento, fino al mio frascato, ove lasciaila chiusa; perchè non vedeva l’ora di essere a casa donde mancava da un mese.





Ritorno dal primo viaggio.



N

on valgo ad esprimere la mia consolazione al trovarmi nuovamente nella mia tana e sul mio letticciuolo. Questo piccolo pellegrinaggio privo di stazioni di riposo mi era stato si molesto che la mia casa, com’io la chiamava, avea per me l’aspetto di eccellente dimora cui non mancasse alcuna sorta di comodi; ed ogni cosa di essa mi divenne sì deliziosa, che faceva proposito di non imprendere più mai grandi viaggi, finchè il mio destino m’avesse tenuto in quell’isola.

Qui stetti una settimana per riposarmi e ristorarmi dai disagi