Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/170

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Non minor rovina di quella che m’aveano minacciata i quadrupedi, finchè il mio grano fu in erba, mi giurarono i volatili appena questo mise le spighe; perchè un giorno mentre io passeggiava pel mio campicello per vedere come prosperasse, lo vidi attorniato di uccelli non so dire di quante specie, i quali pareva stessero guatando l’istante che io ne fossi uscito. Non tardai, perchè aveva sempre meco il mio moschetto, a sparpagliarli; ma al mio sparo fu contemporaneo il sollevarsi d’un nuvolo degli stessi uccelli da me non veduti dianzi, e che stavano trastullandosi in mezzo alle spighe.

Questo affare mi toccò al vivo, perchè io prevedea che costoro mi avrebbero divorate in pochi giorni tutte le mie speranze; ch’io sarei stato preso dalla fame senza vedermi più mai in caso di rinnovare nè poco nè assai il mio ricolto; non sapeva a che partito appigliarmi: pure risolvei di non perdonare a fatica, di vegliare giorno e notte, ove fosse occorso, per non perdere se si poteva il mio grano. Primieramente andai ad esaminare i danni che gli erano stati fatti allora, e già trovai che ne avevano guastata una buona parte; nondimeno siccome le spighe erano tuttavia troppo verdi per essi, la perdita non era per anche sì grande, che quanto m’aveano lasciato non formasse tuttavia un buon ricolto se avessi potuto salvarlo.

Rimasto lì il tempo di tornare a caricare il mio moschetto, indi venutomene via, potei facilmente accorgermi che i ladri stavano tutti su gli alberi d’intorno a me, quasi attendendo l’istante ch’io fossi lontano; e tal loro intenzione fu provata dalla riuscita, perchè appena ebbi fatti alcuni passi come per allontanarmi, non sì tosto credettero di non vedermi più, che tornarono ad uno ad uno a piombare su la mia messe. Mi sentii provocato a tanta ira che non ebbi la pazienza di aspettare che ci fossero tutti, perchè in ogni grano che mi mangiavano io vedea, come suol dirsi, perduta la mia pagnotta; venuto dunque allo steccato sparai di nuovo, e stesi morti tre di questi nemici. Ciò bastava a quanto io mi prefiggea; presi su i tre cadaveri, feci con essi come si fa co’ più famosi ladri dell’Inghilterra: li sospesi dall’alto de’ pali dello steccato per terrore degli altri. Egli è impossibile l’immaginarsi che la cosa avesse così buon effetto come l’ebbe: non solamente gli uccelli non tornarono più nel mio campo, ma in poco tempo abbandonarono tutta quella parte dell’isola; onde finchè stette alzato quello spauracchio non ne ho mai più veduti in quelle vicinanze. Vi lascio pensare se fui contento di ciò.