Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/180

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
150 robinson crusoe

del mio edifizio ne fosse egualmente investita; e ciò fin che vidi i vasi affatto rossi senza essere menomamente scoppiati. Li lasciai in questo grado di caldo per circa cinque o sei ore, dopo le quali notai che un di questi, se bene non iscoppiasse, si scioglieva e fondeva. Ciò derivava dalla sabbia mescolata con la creta che, liquefatta dalla violenza del calore, si sarebbe convertita in cristallo se non avessi lasciato di fare gran fuoco; lo diminuii quindi gradatamente, finchè i vasi cominciarono a scemare il loro rosso, e dopo aver vegliato tutta la notte affinchè il fuoco non cessasse d’improvviso, la mattina ottenni tre buone... non ardisco dir belle pentole, e due altri vasi di terra cotta, come io desiderava; anzi un di questi perfettamente inverniciato grazie al liquefarsi della sabbia.

Dopo un tale esperimento non fa d’uopo io dica che non mi mancò più alcuna sorta di vasi di terra cotta pel mio domestico uso; ma nemmeno posso tacere come le forme di essi non fossero più belle di quelle che potessero aspettarsi da un fanciullo quando fa pallottoline col fango, o da una fantesca di villaggio la quale s’accignesse a fare un pasticcio.

Non mai gioia per una cosa di minor pregio in sè medesima fu uguale alla mia, quando m’accorsi di aver fatto una pentola che reggeva al fuoco. Ebbi appena la pazienza di lasciarla venir fredda per metterla al fuoco una seconda volta, ma piena d’acqua, per farvi bollire entro un pezzo di capretto, la qual cosa mi riuscì ammirabilmente, e ne trassi un ottimo brodo. Peccato che mi mancava l’orzo e parecchi altri ingredienti per farmi tale minestra quale l’avrei desiderata!

L’altro mio pensiere fu quello di procurarmi un mortaio di pietra per stritolare entro di esso il mio grano; perchè quanto ad un mulino, sarebbe stato ridicolo l’immaginarsi d’arrivare a tanta perfezione d’arte con un paio di mani. Per supplire a tale bisogno io non sapea da vero da qual parte volgermi, perchè, fra tutti i mestieri del mondo, io mi sentiva chiamato a quel dello scarpellino anche meno che a qualunque altro. Impiegai molti giorni a trovar fuori un masso grosso abbastanza per sopportare uno scavamento interno e divenir così il mio mortaio; ma non ne rinvenni eccetto che di quelli incastrati nel vivo di qualche rupe ch’io non aveva modo di cavar fuori. Oltrechè, non vi erano nell’isola rocce di sufficiente durezza, perchè erano tutte di pietra arenosa e fragile che o non avrebbero