Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/233

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robinson crusoe 195

sentii per tutto il corpo il freddo e i brividi della febbre; onde me ne tornai a casa col pieno fatale convincimento che un uomo o più uomini fossero sbarcati su quella spiaggia, o ancora che l’isola li contenesse tuttavia, e che mi potessero sorprendere alla sprovveduta: a qual partito appigliarmi per la mia sicurezza, io non lo sapea.




Mezzi di difesa e cautele di previdenza.



O

h quali ridicoli propositi fanno gli uomini nell’istante della paura! Questa li priva dell’uso medesimo di que’ mezzi di soccorso, che loro addita la ragione. Il primo espediente ch’io mi prefiggea era quello di demolire i miei parchi chiusi e mandar tutte le mie capre a vivere nuovamente selvaggia vita nella foresta, per timore che se i nemici le trovavano, facessero più frequenti scorrerie nell’isola per l’avidita d’altra simile preda. Ne veniva di naturale conseguenza che avrei anche sovvertiti i miei due campi di biade, affinchè gli scorridori non trovassero qui un allettamento a venir sovente in questo luogo; avrei pure atterrati il mio frascato e la tenda annessavi, affinchè non vedessero alcun vestigio d’abitazione, che gli incitasse a scandagliare più oltre e scoprire chi quivi abitasse.

Furono questi i soggetti delle mie considerazioni la prima notte del mio ritorno a casa, mentre la mia mente era ancor tutta piena de’ timori che m’avevano invaso, e tuttavia inetta a ragionare. Così accade che il timore del pericolo atterrisce diecimila volte più del pericolo stesso quando lo abbiamo dinanzi agli occhi, e che troviamo