Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/262

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che mi liberasse dalle mani dei barbari. Continuai a rimanere in tale postura circa due ore, in capo alle quali cominciai ad impazientirmi oltre misura per non saper nulla di quanto accadeva al di fuori; ma io non avea spie da mandare alla scoperta. Dopo essere restato qualche tempo di più in tale perplessità, meditando che cosa si potesse fare nel caso mio, non fui buono di durarla più lungamente e di rimanere per maggior tempo all’oscuro delle cose. Posata quindi la mia scala al lato del monte su cui stava uno spianato, come già dissi, vi salii, poi tiratami da presso la mia scala, me ne valsi per salire la cima del monte; indi livellato il mio cannocchiale, che avea preso meco a tal fine, mi gettai boccone a terra e cominciai a riguardare sul luogo dianzi notato. Vidi tosto non esservi meno di nove selvaggi ignudi, seduti attorno ad un piccolo fuoco che avevano acceso, non certo a fine di scaldarsi, chè non ne aveano bisogno per essere una stagione caldissima, ma, come supposi, per allestire uno de’ barbari loro pasti di carne umana, che aveano portata con sè, se viva o morta, non potei capirlo.