Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/264

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mesi prima che ne capitassero altri; e dico così, perchè non solamente non vidi nessuno di tale genìa, ma nemmeno verun’orma sul terreno m’indicò che ve nè fosse stato qualcuno in tutto questo intervallo. Certamente nelle stagioni piovose costoro non vanno attorno, o almeno non imprendono viaggi troppo lontani. Tuttavia dopo averli avuti in tanta vicinanza l’ultima volta, me la passai sempre male d’allora in poi, non m’abbandonando più la paura che m’arrivassero d’improvviso alle spalle; donde prendo motivo d’osservare, come un male che si aspetta sia più crudele ancora di un male che si soffre, specialmente quando non avete alcuna ragione che vi liberi dal vostro giusto timore.

Trascorsi per me tutti questi giorni in micidiali pensieri, impiegai la maggior parte delle mie ore, che ben potevano essere dedicate ad uso migliore, nello studiar modi d’investirli e lanciarmi sovra essi la prima volta che sarebbero sbarcati, massimamente se fossero stati divisi, come erano non ha guari; nè pensava affatto che, quand’anche fossi riuscito ad accopparne una parte, supponiamo una decina o una dozzina, mi sarebbe stato necessario nel dì seguente, o dopo una settimana, o dopo un mese, sterminarne un’altra banda, poi un’altra e così all’infinito, di modo che in ultimo de’ conti non sarei stato meno un assassino io di quanto eglino fossero cannibali, e forse sarei stato anche più colpevole di loro.

Io passai dunque tutto questo tempo in una grande ansia e perplessità, aspettandomi da un dì all’altro di cader nelle mani di quella spietata razza; onde se talora m’arrischiava ad andare attorno, nol faceva se non con tutte le cautele immaginabili. Or sì m’avvidi, e non senza averne grande conforto, qual fortuna fosse stata per me l’avermi allevata una greggia di capre domestiche; perchè io non ardiva per nessun conto sparare il mio moschetto, principalmente da quel lato d’isola ove sapeva esser più soliti a sbarcare i selvaggi, e ciò per la paura di metterli in trambusto. Chè non dubitava già che non fuggissero dopo il primo sparo, ma era ben sicuro che in pochi giorni gli avrei avuti di ritorno alla spiaggia forse con dugento o trecento piroghe; e se questo accadeva, sapeva ancora qual sorte dovessi aspettarmi. Pure io passai un anno e tre mesi, come dissi, prima di tornare a vedere selvaggi. Può ben darsi che in tale tempo ne sieno venuti, ma o non si fermarono o non li vidi; pure sol nel mese di maggio, o poco dopo, secondo i miei computi, e nel