Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/270

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portarono su la punta estrema di spiaggia presso cui avvenne il naufragio. Non aveva egli altre vesti fuor d’un saione da marinaio, d’un paio di brache di tela aperte al ginocchio, d’una camicia di color turchino, ma nulla che mi guidasse a congetturare di qual nazione fosse. Non teneva altro ne’ suoi taschini che due ducati ed una pipa, la seconda delle quali cose avea per me un valore dieci volte maggiore della prima.





Viaggio per andar a bordo del vascello naufragato.



I

l mare era tranquillo, ed io sentiva una forte spinta in me d’avventurarmi su la mia piroga sino al vascello naufragato, non dubitando di poter trovare a bordo di esso qualche cosa che avrebbe potuto essermi utile. Pure questa considerazione non mi stimolava tanto, quanto la possibilità di trovarvi qualche creatura vivente per salvarne non solamente la vita, ma per ritrarre in appresso dalla sua compagnia il massimo dei conforti che io mi sapessi immaginare; il qual pensiere mi si attaccò al cuore sì fortemente, che non avea più quiete nè giorno nè notte se non m’arrischiava su la mia navicella alla spedizione or divisata. Affidato pertanto il rimanente alla provvidenza di Dio, pensai che questa fantasia fosse troppo forte nella mia mente da poter vi resistere; che essa dovea senza dubbio essere l’impulso di qualche intelligenza invisibile; che sarei stato colpevole se non le avessi obbedito.

Avvalorato dalla forza di tale impressione, tornai frettolosamente alla mia fortezza, ove apparecchiai quante cose mi occorrevano pel viaggio immaginato: una certa quantità di pane, un gran fiasco di