Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/277

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robinson crusoe 235

seconda: per le cose contenutevi potea credersi del secondo cannoniere, ancorchè non vi fosse polvere, eccetto due libbre di polverino conservato in tre piccoli fiaschetti, a fine, come io supposi, di caricarne ad un caso gli schioppi da caccia. Questo viaggio in tutto mi fruttò ben poche cose che potessero essermi di qualche uso. Perchè circa al danaro, io non ne avea bisogno affatto: tanto mi giovava quanto il fango che stavami sotto ai piedi, e lo avrei volentieri dato tutto per tre o quattro paia di scarpe e calze inglesi, delle quali cose io sentiva grandemente la mancanza, ancorchè da molti anni dovessi essere avvezzo a farne senza. Se non che io mi era impossessato di due paia di scarpe, delle quali scalzai i due uomini che trovai annegati nella prima visita al legno naufragato, ed in oltre d’altre due paia che erano in una delle due casse, e che mi sarebbero capitate opportunissime, se fossero state comode ed atte a servirsene come le nostre scarpe inglesi, e non piuttosto ciò che chiamiamo scarpini. In questa cassa trovai circa una cinquantina di reali da otto, ma non di oro; pareva certo che fosse appartenuta a persona più povera del padrone dell’altra; la quale io penso ch’era di qualche ufficiale. Intanto, sebbene a nulla poteami servire questo danaro, lo trasportai nella mia caverna, e ve lo tenni in serbo, come aveva fatto con quello che levai dal mio primo naufragato vascello. Ma fu una grande disgrazia, come ho detto dianzi, che la prora e non la poppa di questo secondo legno mi fosse riuscito di ricercare; perchè parmi certo che vi avrei trovato danaro per caricarne ben parecchie volte la mia piroga e per trasportarlo da questa alla mia caverna, ove sarebbe rimasto tanto tempo in sicuro, che, quand’anche un’improvvisa occasione mi si fosse offerta per fuggire in Inghilterra senza di esso, sarebbe stato lì insino a che fossi tornato indietro a riprenderlo.

Condotti ora a terra e posti in sicuro i miei nuovi acquisti, me ne tornai alla mia piroga che feci costeggiare lavorando di remo o di pagaia la spiaggia, sintantochè la ebbi ridotta al suo antico porto, ove la lasciai riposare; indi m’avviai in gran fretta alla mia vecchia abitazione, giunto alla quale trovai tutte le cose intatte e tranquille.