Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/328

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282 robinson crusoe

Con questo proposito entrai nella selva con la massima cautela, serbando il più perfetto silenzio e seguendo sempre le pedate mie Venerdì. Camminai tanto che giunsi al lembo del bosco; onde mi separava soltanto dai selvaggi una punta di esso. Qui chiamai pian piano Venerdì, al quale, additato un grande albero che formava appunto l’estremità della selva, dissi che andasse fino colà, se niente poteva scoprire di ciò che coloro stessero facendo. Mi obbedì; nè tardò a tornare addietro per riferirmi di avere ben veduto il tutto: che quegli sgraziati stavano attorno al fuoco mangiando la carne d’uno dei loro prigionieri, e che un altro di questi stava legato su la sabbia in poca distanza da loro nell’espettazione di essere anch’egli macellato a sua volta, al che sentii infiammarsi tutta di sdegno l’anima mia. Aggiunse non essere questa vittima di sua nazione, ma uno degli uomi dalla barba spinti dalla burrasca nel suo paese dalla scialuppa europea. Quale orrore m’investì all’udir nominato un uomo europeo! Andato io stesso dietro all’albero per indagare col mio cannocchiale ciò che succedea, vidi veramente un uomo di carnagione bianca che giacea su la sponda del mare, legato i piedi e le mani con funi di canne palustri o alcun che di simile, un uomo veramente europeo come indicavano i suoi stessi panni.

Eravi un altro albero, e dietro ad esso un boschetto che più del primo era vicino di cinquanta braccia ai selvaggi. M’accorsi d’un piccolo viottolo selvoso per ove avrei potuto andare inosservato fin là ed essere distante un mezzo tiro di schioppo da que’ manigoldi. Frenata la mia rabbia, che certo era pervenuta al massimo grado, tenni quella via ombrosa finchè giunsi al secondo albero; quivi guadagnata una piccola eminenza, poteva discernere pienamente ogni cosa ad una distanza di ottanta braccia.

Non c’era un istante da perdere, perchè diciannove di quegli orribili malandrini seduti alla rinfusa e tutti stretti l’un presso l’altro, avevano allora mandati due dei loro, perchè macellassero il povero Cristiano, e lo riportassero probabilmente a quarti a quarti al loro fuoco. Già i due beccai s’erano chinati per disciogliere dalle pastoie i piedi di quello sfortunato. Mi volsi a Venerdì.

— «Adesso, Venerdì, fa quello che ti dirò.

— Star pronto, padrone!

— E fa esattamente quello che mi vedrai fare. Bada di non mancare in nulla!»