Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/354

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
304 robinson crusoe

raccapriccio in tutte le vene. Ben m’augurava di cuore in quel punto lo Spagnuolo e il vecchio selvaggio andatosene in sua compagnia, o di trovar qualche via per giungere inosservato alla distanza di un tiro di schioppo da quel luogo e liberare le povere vittime; perchè notai che i mascalzoni non avevano armi da fuoco con loro; ma il caso presente mi suggeriva alla mente altri espedienti.

Dopo i brutali modi usati da que’ cialtroni ai lor prigionieri, notai che si sparpagliarono attorno, come se avessero intenzione di visitare il paese, e che gli altri tre rimasero in libertà d’andare ove avessero voluto. Ciò non ostante restavano seduti su lo stesso luogo meditabondi e con tutti i più manifesti segni della disperazione. Ciò ricordavami il primo istante del mio naufragio su questo lido: onde cominciai a considerare sopra me stesso; a ricordarmi come anch’io mi fossi dato per perduto; come girava gli occhi stralunati all’intorno; quali tremende paure m’incalzarono; come quella di essere divorato dalle fiere mi fe’ scegliere a stanza un albero per tutta una notte.

Que’ poveri sfortunati, io pensava, sono nel mio caso d’allora. Io certo non potea menomamente immaginarmi che il soccorso della Provvidenza mi verrebbe da quel cadavere di naufragata nave donde trassi, poichè i venti e la marea lo ebbero spinto più vicino alla costa, e il mio sostentamento e i conforti di quella mia vita per sì lungo tempo. Così, io diceva fra me, quelli là non sanno quanta certezza abbiano della loro liberazione, come sia ad essi vicina, come realmente si trovino in una condizione di salvezza, mentre appunto si credono irremissibilmente perduti e il caso loro disperato. Tanto poco vediamo dinanzi a noi su questa terra, e tanta ragione abbiamo di essere grati al signore dell’universo, perchè non lascia mai sì compiutamente derelitte le sue creature, che nelle condizioni anche più triste non abbiano alcun che per ringraziarlo e talvolta sieno più vicine di quanto se lo figurano al porto di loro salvezza; anzi di frequente sono condotte a questo porto da quelle circostanze medesime che pareano fatte per trascinarle alla disperazione.

È a sapersi che l’alta marea era appunto al suo colmo quando costoro sbarcarono nella mia isola, onde mentre or si sbandavano per vedere in che razza di paese fossero venuti, lasciarono inavvedutamente calar tanto il fiotto che venne a secco la barca entro cui doveano rimettersi in viaggio. Aveano posti in questa, perchè gli