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Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/37

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robinson crusoe 25

suo cugino ed il giovinetto che chiamavano il Moresco, per provvedere di pesce la sua tavola.

Accadde una volta, che andando a pescare in una mattina fredda, ma tranquilla, si alzò d’improvviso una nebbia sì fitta che, sebbene non fossimo lontani dalla spiaggia una mezza lega, la perdemmo affatto di vista; e, remando senza sapere nè da qual parte nè per dove remassimo, ci affaticammo inutilmente tutto il giorno e la seguente notte; e quando venne il mattino, trovammo che ci eravamo innoltrati di più nel mare in vece di avvicinarci alla spiaggia; dalla quale eravamo lontani per lo meno due leghe: pur finalmente la raggiugnemmo con grande stento, e non senza qualche pericolo, perchè il vento comincio a soffiar gagliardamente nella mattina; arrivammo dunque a casa, ma tutti orrendamente affamati.

Il nostro padrone, fatto circospetto da questa disgrazia, pensò a cautelarsi meglio per l’avvenire; onde decise di non andar più alla pesca senza una bussola ed alcune vettovaglie. Fermo in questo proposito, ed avendo a sua disposizione la scialuppa della nostra nave inglese che aveva presa, ordinò al suo falegname, che era uno schiavo inglese, di fabbricare nel mezzo di essa una elegante stanza, siccome quel la di una navicella di diporto con uno spazio dietro di essa per chi governava il timone e tirava le scotte, ed un altro spazio davanti per chi regolava le vele. Egli si giovava d’una di quelle vele chiamate spalla di castrato, e l’albero sovrastava alla stanza stretta e bassa, che nondimeno conteneva il letto per coricarvisi egli ed una o due schiave, una tavola da mangiare, e qualche piccola credenza per riporvi fiaschetti di quel liquore che gli fosse piaciuto bere, e soprattutto la sua provvigione di pane, riso e caffè.

Portatosi di frequente alla pesca su questa scialuppa, egli non vi andò mai senza di me, ch’egli avea riconosciuto assai destro nel prendere il pesce. Accadde ch’egli decise di portarsi su questa barca, così per pescare come per altri diporti, in compagnia di due o tre Mori assai riguardati in paese, e ad onor de’ quali avea fatti straordinari apparecchi. Mandate pertanto nella notte precedente a bordo della scialuppa vettovaglie più copiose del solito, mi comandò di approntare tre moschetti con polvere e pallini, tutti del suo legno corsaro, perchè contavano divertirsi non solo alla pesca, ma anche alla caccia.

Feci prontamente quanto mi era stato comandato, e nella mattina seguente assistetti a tutti i servigi che riguardavano la mondezza