Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/556

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utili ai nostri ospiti, ma far paura a loro e ai loro nemici in una volta. Così costretti senza polvere nè palle ad andare alla guerra con que’ nostri amabili feudatari, eravamo in peggiore condizione di essi, perchè non avevamo, come loro, archi, dardi, nè di quelli che ci avessero dati avremmo saputo servirci. Non potevamo dunque far altro, che star quieti alla pioggia delle frecce del nemico, sintantochè gli fossimo faccia a faccia; che qualche volta gli abbiamo condotto tutto il nostro piccolo esercito in fronte, e ci siamo ingegnati danneggiarlo con le alabarde e le baionette degli schioppi; ma con tutto ciò, investiti dal numero, eravamo sempre in pericolo di restar morti sotto le frecce indiane. Trovammo per ultimo l’espediente di fabbricarci grandi scudi di legno da noi coperti con pelli di bestie selvagge, che non sapevamo nemmeno come si chiamassero. Così almeno ci difendevamo dalle loro armi da lancio. Ma con tutto ciò correvamo sempre de’ grossi rischi, nè fu una bagattella quando cinque di noi furono stramazzati dai colpi delle loro clave.»

Alludeva qui alla battaglia in cui fu fatto prigioniero lo Spagnuolo