Pagina:Avventure di Robinson Crusoe.djvu/67

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robinson crusoe 51


Questa, convien confessarlo, sarebbe stata una bella proposta da farsi a chi non avesse avuto da mantenere una piantagione sua propria, avviata considerabilmente sul prosperare, e dotata di un buon capitale. Ma quanto a me che aveva il mio fondo così bene incamminato e stabilito, cui non mancava altro che continuare ancora per tre o quattro anni, come aveva cominciato, e ritirare gli altri miei cento sterlini dall’Inghilterra; un fondo che dopo i suddetti tre o quattro anni e con questa piccola aggiunta non potea valer meno di tre o quattromila lire sterline, e sempre di più andando avanti; per me il pensare ad un simile viaggio era la più rea stranezza di cui un uomo, posto nelle mie condizioni, si potesse render colpevole.

Ma io, nato per essere il distruggitore di me medesimo, non potei resistere a tale offerta, più di quanto avessi potuto trattenere i miei primi disegni da vagabondo, quando i buoni consigli di mio padre furono perduti per me. In una parola, risposi loro che avrei accettata la proposta di tutto cuore, purchè avessero voluto prendersi l’incarico di vegliare su la mia piantagione durante la mia lontananza, e disporre di essa a tenore di ciò che imporrei anticipatamente pel caso ch’io andassi a naufragare. Obbligatisi a far ciò, autenticarono il dovere assuntosi con convenzioni in iscritto; io feci il mio testamento disponendo, in caso di morte, della mia piantagione e dei capitali che vi erano sopra, instituendo mio erede universale il capitano del vascello da cui ebbi salva la vita, come è stato narrato di sopra; obbligandolo per altro quanto alle proprietà indicate nello stesso testamento, ad usarne in modo che la metà della rendita rimanesse a lui, l’altra metà fosse spedita in Inghilterra.

In somma, io presi ogni possibile cautela per salvare i miei averi, e per mantenere in ordine il mio podere. Se avessi avuto una metà soltanto di questa prudenza nel vegliare al mio proprio interesse e nell’esaminare quanto mi conveniva di fare o di non fare, certamente non avrei abbandonato un sì prosperoso stabilimento e tutte le probabilità di vederlo migliorato sempre di più, per commettermi ad un viaggio, che recava seco tutti i rischi delle navigazioni, anche senza computare i tant’altri motivi per aspettarmi particolari disgrazie, mie assidue compagne.

Ma io fui affascinato; onde obbedii ciecamente ai dettati della mia fantasia anzichè a quelli della mia ragione. Per conseguenza, allestito il vascello, fornitone il carico, somministrato tutto quanto era