Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/175

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di quella amara separazione. Prima di partire ci recammo del pari a complimentare le signore Zucchi, dalle quali ci licenziammo amorevolmente.

Partimmo dunque, seguiti da due negri, i quali, siccome più pratici dei luoghi, avevano l’incarico di accompagnarci sino a Massaua, ben inteso, a nostre spese.

Dopo tre ore di cammino, c’incontrammo in due capi di Keren, seguiti da tre indigeni, diretti a Sciotel per concludere qualche particolare col padre Stella.

Eravamo allora dietro il Zadamba, e la strada che percorrevamo era orribile sotto tutti gli aspetti. Superata una faticosa ascesa, giungemmo ch’erano le cinque pomeridiane, in un paesello nomade, dipendente dal triumvirato di Keren, nel quale trovavansi raccolte parecchie mandre, sottratte alle ricerche dei soldati di Desiaciailo comandati da Gheremetim.

Colà ci fu offerto del latte che accettammo e bevemmo con piacere.

Gli abitanti di quel paesello ci sconsigliarono però di passare per Keren, della qual cosa ci persuademmo senza fatica.

Acquistammo colà un animale da soma per sei talleri, e lo consegnammo ad un servo per nome Erhè, acciocchè si recasse a Keren ad acquistarvi alquanta farina di dura, e nello stesso tempo per informarsi di ciò che pensavasi o dicevasi colà sul conto nostro.

Ritornato il servo colla provvigione, disponemmo prima ogni nostra cosa, poscia ci mettemmo a riposare sino all’ora della partenza, che doveva avvenire circa alle due del prossimo mattino.