Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/177

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parci sovra un altipiano che estendevasi sino a Keren; ma non essendo quello il luogo più opportuno, stabilimmo di continuare ancora per qualche miglio sino ad un paesello che ci era già in vista.

Colà giunti si fece macinare della dura e impastarci del pane che ci servì di colazione, e un paio d’ore dopo eravamo nuovamente in marcia.

La quantità di strada che percorremmo in quel giorno fu invero rilevantissima, poichè avevamo stabilito di non fermarci più sino a Gendak, paese dipendente dal triumvirato di Keren e sede di uno dei tre capi.

Al nostro arrivo costui ci venne incontro, offrendoci gentilmente ospitalità nella sua chiusa e nella sua stessa abitazione.

Introdotti, vi trovammo raccolta la famiglia, composta di alcune donne e di parecchi fanciulli, i quali ultimi attoniti ci guardavano, e tratto tratto, dopo essersi avanzati verso noi, correvano a rifugiarsi dietro le femmine.

Fummo lautamente trattati a pane, latte e burro; e un bel montone c’era stato offerto in dono, accompagnato da mille e mille dimostrazioni di affetto.

In contraccambio delle quali noi diemmo loro alcuni sigari ch’essi ricevettero con grande piacere.

Il montone però non venne da noi accettato, sebbene ci capitasse per ricompensarci dell’avere, mercè la nostra intromissione, rappacificato l’ospite nostro con uno dei suoi fratelli, già da qualche tempo secolui disgustato.

Alla sera giunsero i pastori colle mandre, ed allora ci fu imbandita la cena con dell’altro latte fresco.

Poi rimanemmo a conversare. La sera che succedeva ad una giornata, memorabile per la pace conclusa fra i due capi, non poteva essere che lietissima e solen-