Pagina:Büchler - La colonia italiana in Abissinia, Trieste, Balestra, 1876.pdf/33

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Di tali risposte non fecero alcun caso, nè più s’intrattennero sull’argomento; rivolsero le loro ricerche, con avida curiosità, sopra altri argomenti relativi ai nostri scopi; ricerche che non ebbero esito, mercè la scaltrezza adoperata dal signor Stella nelle sue risposte in particolar modo evasive.

Il vecchio capitano ci richiese allora d’un po’ di liquore, per rinvigorire la sua convalescenza, conoscendo bene che gli Europei non ne vanno mai senza nei loro pellegrinaggi. Lo regalammo d’una bottiglia di cognak, della quale si mostrò soddisfattissimo in uno ai propri compagni, tant’è vero che egli credette di corrisponderci con alquante frutta secche e tutt’affatto selvaggie, alcuna delle quali assomigliava moltissimo al tramarindo. Noi le accettammo con garbo, preparando quindi un po’ di the che sorseggiammo in buona compagnia.

Più tardi, avendo il vecchio dichiarato di partire e dovendo prendere una via diversa dalla nostra, ci dimostrava il suo dispiacere per non poter viaggiare insieme a noi; però volle attendere la nostra partenza, e ci tenne compagnia, coi suoi, per un certo tratto di strada, dopodichè, si licenziò dirigendosi per via opposta.

Noi viaggiammo fino a notte oscura, fermandoci entro una foltissima selva, fornita di alberi d’ogni specie e di piante di stupenda bellezza.

Per ogni dove si passava, l’aria pareva imbalsamata; io sentiva rivivere le mie forze, il mio spirito, il mio stesso intelletto. Mai più, prima d’allora m’era potuto illudere a segno di vedermi nelle ridenti zolle della mia terra natale. Tutto, tutto intorno a me era ridente ed armonioso.

Sovra un terreno arenoso ma morbido, ci sdraiammo, alternando il riposo in maniera che uno di noi ve-