Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/163

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157 — Campassi la vita di Matusalemme (se, come spero, mi farete l’onore di leggermi da cima a fondo, non vi mera vigilerete della mia erudizione storica) io non dimenticherò mai il 25 maggio dell’anno vattelapesca. Mi svegliai di buon mattino, in mezzo ai gorgheggi dei miei genitori e di due lodole, amiche di casa, che erano venute a darmi il mirallegro e molti e savi consigli che riassumo in poche parole: tenersi sempre in alto; non prendere mai indigestioni di frutta, di sugo di ciliege che muta un dignitoso passerottino in un volgare ubriaco; rispettare gli uccelli superiori in grado e in dottrina; non fidarsi delle rondini e star sempre a rispettosa distanza dai gatti e lontani dai ragazzi che bruciano le lezioni per andare a dar la scalata ai nidi. — E che ne fanno, dei nidi? — domandai stupefatto. —