Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/199

Da Wikisource.

iose — 193 — di rose bellissime e fortunate, che còlte ancor giovinette sui loro steli erano andate a profumare le ricche sale d’una reggia, avevano adornato le brune chiome di spose novelle o disposte leggiadramente in vasi d’oro e d’argento avevano suscitato durante un pranzo elegante, l’ammirazione di tutti i convitati. Poi erano morte deliziosamente in qualche scatola profumata, nella penombra misteriosa di qualche salottino leggiadro o, anche, fra le pagine di un bel libro legato in velluto o in marrocchino.... Mia madre crollava il capo e, quando quei chiacchieroni erano andati via, mi esortava a dimenticare que’ discorsi pericolosi e a contentarmi del mio stato così modesto eppur così bello. Accanto alla mamma e ai vecchi alberi del giardino, sotto l’azzurro del cielo, amata rispettosamente dalle libellule e dalle cetonie, festeggiata dai rosignoli, dalle allodole e dalle capinere, c’era forse un destino più invidiabile del mio? Così la mamma. Ma io ero una vanerella e vagheggiavo col pensiero i