Pagina:Baccini - Memorie di un pulcino, Bemporad & Figlio, Firenze, 1918.djvu/84

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E il vezzoso fanciulletto piegava la bionda testolina con una cert’aria supplichevole, che rubava i baci.

— Chiacchierino! — rispose ridendo la signora — come si fa a dirti di no? farò come vuoi; alla meglio però, bambino mio, chè io non sono una dottoressa....

— Oh c’è pericolo!

— Dunque disponete le seggiole accanto all’uccelliera, e a momenti son con voi; vo a dare alcuni ordini, perchè ci venga portata la merenda nel giardino.

— Guarda, Guido; — disse il mio padroncino all’amico — hai visto mai nulla di più carino di questo gallettuccio?

E accennò con la mano quella tal personcina, che i miei lettori conoscono da un pezzo.

— Carino davvero! E come l’hai avuto?

— Me lo regalò ieri la Marietta, la figliuola de’ nostri contadini di Vespignano.

— È proprio grazioso; e come pare affezionato! Dacchè son qui, non s’è mai staccato da’ tuoi piedi.

— Già; è più fedele d’un passerotto; guarda come sta attento. Si direbbe che intende ciò che diciamo. —

Guido mi prese e mi accarezzò gentilmente. Tornò la signora Clotilde col suo ricamo in mano, e sedè accanto a’ bambini. Io beccavo qua e là senza allontanarmi da loro; il cielo era sereno, l’aria odorosa; gli uccelletti cantavano a distesa, e dappertutto era una pace che consolava.

Peccato che la mia povera mamma fosse lontana!