esultarono di tal aiuto contro a que’ religiosi faccendieri
incontrati ad ogni tratto; una regia meretrice, la Pompadour, esultò
di punirli d’una loro severitá, che, rara o no, essi rivolser certo
una volta contra essa; i principi, piú o meno abbindolati, esultarono
di far questo passo di piú nelle riforme ecclesiastiche tanto allora
applaudite, esultarono di parer liberali, progressisti, o, come si
diceva allora, «filosofi», senza costo proprio, ed anzi incamerando
collegi, chiese, palazzi, masserie e masserizie, milioni. Insomma, i
gesuiti furono cacciati di Portogallo [1758, anno primo del pontificato
di Clemente XIII] da un Pombal, ministro assolutissimo anzi tirannico
d’un re tiranno e dissoluto, sotto accusa di aver partecipato a
una congiura contro alla vita di quel re, ove furono implicati e
suppliziati i nemici particolari di Pombal. Furono cacciati di Francia
nel 1764, al tempo aureo di Luigi XV e sue cortigiane maggiori e
minori, di Choiseul cortigiano di esse, e del parlamento allor
cortigiano di Choiseul; cacciati in séguito al fallimento d’uno di que’
padri in America ed al risarcimento negato dalla Compagnia, a molti
errori insomma di questa. Furon cacciati di Spagna nel 1767 da Carlo
III ed Aranda ministro di lui, sotto accusa di partecipazione ad una
sollevazione popolana fatta per serbare i cappelli ed i mantelli aviti.
E furono quindi cacciati nel medesimo anno, per impulso delle due corti
borboniche maggiori, dalle due minori ed italiche, Napoli e Parma. E
perché in Portogallo s’arrivò al sangue ed ai supplizi, e in tutti
gli altri paesi la cacciata si effettuò con modi subitani, arbitrari,
crudeli, avidi, segreti, e senza render conto pubblico di nulla, ei mi
par poco dubbio che i nostri posteri liberali compareranno tutta questa
cacciata a quella dei templari del medio evo, e si sdegneranno che
tanti loro predecessori abbiano accettate come liberalitá o progressi
cosí fatte nefanditá. Se non che, essi si sdegneranno forse anche piú
che dopo tanti progressi veri fatti dalla opinione liberale d’allora in
poi per tre quarti di secolo, e (che è piú o peggio) negli anni appunto
che l’Italia avea per le mani la somma opera della sua indipendenza,
ella quasi tutta, e non esclusi molti degli uomini maggiori suoi, si
distraesse a simili odii,