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delle preponderanze straniere 163

Parma e Piacenza date a Maria Luisa imperatrice e al re di Roma suo figliuolo; Modena, a Francesco arciduca d’Austria, erede di Ercole Rinaldo ultimo duca Estense, morto duca del Brisgau [-1803]; restituita Toscana a Ferdinando III; restituiti gli Stati pontifici al papa; lasciati Murat in Napoli, Ferdinando IV in Sicilia; lasciata restaurarsi, ma temporariamente, la repubblica di Genova; occupate da Austria e l’antica sua provincia di Lombardia, e Venezia giá datale in compenso di quella stessa, or del Belgio; data l’isola d’Elba in sovranitá e quasi in ischerno a Napoleone. I trattati, gli eventi del 1815 mutarono poi tutto ciò in parte, ampliarono casa Savoia di quasi tutti i paesi oltre Alpi lasciati giá a Francia, e del magnifico acquisto di Genova; passarono l’ereditá futura di Parma e Piacenza al duca di Lucca, e quella di Lucca a Toscana giá ingrandita dell’Elba; restaurarono in Napoli Ferdinando IV, e confermarono ad Austria il regno lombardo-veneto. Ma giá questi fatti appartengono a un periodo di tempo, il quale appunto non fu piú di due preponderanze combattute, ma di una sola piú largamente, piú unitamente stabilita che mai; un periodo che incominciò dunque peggiore del precedente, ma che non sappiamo come né quando finirá. Ed ai tempi non adempiuti, non si può dar nome, né luogo forse, nelle storie generali.

36. Le colture di quest’ultimo periodo [1700-1814]. — Ora, passando da tante e tali rivoluzioni di popoli e d’imperii alle vicende delle lettere, delle scienze e delle arti, scema un’ultima volta il nostro discorso. Perciocché vano è l’illuderci di noi scrittori, che ci vantiamo troppo sovente di diriger noi i secoli e loro eventi, che siamo in realtá molto piú sovente diretti da essi. Certo che ne’ tempi tranquilli, cioè quando posan le guerre e la politica, importanti possono essere gli eventi letterari, possono allora servire ad apparecchiare i politici e militari. Ma questo, per veritá, è quanto dire che importano gli eventi letterari, quando non ne sono altri piú importanti; è dire che dobbiamo servire a quelli con modestia personale, colla coscienza di non essere se non apparecchiatori, coll’intento fermo di servire all’apparecchio.