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appendice 191


imitatrice dell’imitazione napoletana; durò un mese: fu vinta dall’intervenzione austriaca, in poche ore; produsse la mutazione del buon re Vittorio Emmanuele I, che da un anno o piú accennava volgersi ad uomini e riforme liberali, in Carlo Felice; e intanto un esercito austriaco, attraversando tranquillamente l’Italia dal Po al Garigliano, disperdeva lá l’esercito napoletano, riconduceva il re che avea giurata e stragiurata la costituzione, ed or la spergiurava e distrusse. — Seguirono nove anni di pace e tranquillitá; cioè, supplizi alcuni, carceramenti non pochi; purificazioni, persecuzioni, esigli, moltissimi; sètte represse addentro, moltiplicate fuori; controsette, polizie trionfanti, fino al 1830. In luglio di questo, rivoluzione in Francia, cacciata dei Borboni; rivoluzione in Belgio, separazione, indipendenza di queste province, di quelle schiatte francesi, dalle tedesche d’Olanda; rivoluzione minacciata nella vecchia e sapiente ed esperta Britannia che se ne salva con una concessione della parte e aristocratica e conservativa, colla riforma parlamentare: rivoluzioni varie in Germania, ed estensione piccola della monarchia rappresentativa; rivoluzione in Polonia per l’indipendenza, ammirabilmente propugnata coll’armi da quel popolo armigero, perduta tra, e forse per le dispute di libertá. Ed in mezzo a tanto moto dí rivoluzioni, quasi tutte buone e tutte vere, che fece, che poté l’Italia? che poteron le sètte? Io non so. So che poterono piú le polizie e controsette; so che il moto italiano si ridusse a scoppi e sollevamenti piccoli qua e lá, in Romagna, nelle Marche, a Roma, quetati in parte dal principotto di Modena e dal nuovo papa Gregorio XVI, spenti da un’invasione austriaca giá terza in quelle province, e da una prima francese. Furono male spenti, è vero; il fuoco uscí dalle ceneri in fiammelle nel 1833 in Modena e Piemonte, ma, a spegnerle di nuovo e piú durevolmente, bastarono colá poca truppa austriaca, qua la polizia del paese; seguita poi l’una e l’altra di piú numerosi supplizi che non si fosser usati fin allora. E questo fu il culmine, o piuttosto il piú bassofondo di quella guerra, quella politica, quella storia sotterranea; fu l’epoca della maggior divisione tra governanti e governati italiani. Invece della quale,