tra cattolici, protestanti, repubblicani,
imperialisti; ed in quella condizione tra principe e privato, che è
giá ambigua e difficile per sé, che gli si faceva piú ambigua d’anno
in anno, non essendo nato e vivuto niun erede maschio a casa Savoia in
Sardegna, e rimanendo egli cosí erede a quel regno, e pretendente agli
Stati di terraferma. È noto come questa condizione di pretendente sia
la piú ambigua, la piú infelice in che si possa educar un principe.
Stava per uscirne ed entrar nell’esercito di Napoleone, quando questi
cadde. E chiamato allora a un tratto alla reggia retrograda ed assoluta
di Torino, e circondatovi insieme di vecchi assolutisti e di giovani
liberali, pendé facilmente, naturalmente a questi, e per le memorie
di sua educazione, e per la sua gioventú, e per il suo sangue stesso,
avverso ad Austria, ed avido d’imprese, ed anche venture militari,
di generazione in generazione. Nel 1820 e 1821, fu tra quelli che
avrebbero aiutata la rivoluzione liberale, se si fosse fatta co’ mezzi
legali, con riguardi agli obblighi suoi verso il suo re. Ebbe egli e
ruppe bene o male impegni presi? non è qui il luogo di chiarirlo; né io
scrivo un panegirico o una difesa. E sarebbero forse mal difendibili
tutti gli atti durante o dopo la sua breve reggenza, e il suo mutar
poi, o sembrar mutar opinioni e modi durante il regno di Carlo Felice.
Questo dico e so, che le opinioni sue nel 1821 erano sinceramente
liberali; per la libertá, senza gran cognizione e discernimento di
essa; per la indipendenza, con quell’ardore, quel cuore, quella
devozione di sé e de’ suoi, fin d’allora, che gli vedemmo ventisette o
ventott’anni in poi. E quindi non rimane a me il menomo dubbio, che se
si fosse lasciato svolgersi ed afforzarsi da sé quell’ardore, quello
spirito, quell’animo primitivamente liberale, e che niuno oramai può
non dire naturalmente generoso; se non si fosse alienato con disegni,
che a ragione o a torto non gli parvero generosi; se fosse rimasto
duranti i due regni intermediari circondato da quegli uomini liberali
e generosi, che furono essi pure perduti in tutto quell’intervallo per
la patria; non è dubbio, dico per me, che il suo accedere al trono
nel 1831, subito dopo alle grandi rivoluzioni europee, sarebbe stato