Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/452

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PARTE SECONDA quella donna che condotta aveva, ed il piu de le volte le faceva venir senza lume. Avuta la buona reina cognizione di questo fatto, pensò con quel meglior modo che fosse possibile, di corromper il cameriera a far tanto che in vece d’una di quelle amiche del ·re, ella di segreto fosse introdutta in letto con il marito. Messasi adunque a la prova, in diverse volte tanto fece e disse e tanto promise al cameriera, che egli si contentò con questo mezzo usare al suo padrone questo onesto inganno; né troppo indugio diede a l’effetto. Dormivano il re e la reina in un medesimo palazzo, ma in diverse ca.~nere tra le quali non era molta distanzia. A vendo adunque il re dato ordine al cameri ero che quella notte egli conducesse una di quelle sue consuete donne, egli ne avvisò la reina, la quale, messasi a l’ordine d’andar a nozze, se ne stava attendendo l’ora. Venuto il tempo oportuno, andò il cameriere ·e presa la reina, quella condusse e pose al lato del rre, il quale credendosi d’aver una de le sue solite, con la reina piu volte amorosamente si trastullò. Av·endosi il re preso quell’amoroso piacere che gli parve ed appropinquandosi l’aurora, diede congedo di partirsi a la reina e chia_mò il cameriere che via ne la menasse. Alora la reina, che conseguito aveva quanto era il desiderio suo, cosi parlando disse: - Signore e marito mio, io non sono quella cui credete, ché pensando voi esservi giaciuto con una de le vostre amiche, meco stato sète, che sono pur vostra legitima moglie. Io mi fo ad intendere che non debbiate aver a male, se quello che di ragione è mio, non lo potendo io buonamente conseguire, con onesto inganno ingegnata mi sono d’ottenere, con ciò sia che a nessuno fa ingiuria chi u sa de le sue ragioni. Voi come re, mio marito e signore, potete, se vi piace, far ogni strazio di me ed uccidermi, ma non potrete gia fare che ciò che fatto è, fatto non sia. Pertanto se Iddio si bella grazia fatta m’avesse, che dei congiungimenti che questa notte sono stati · tra noi io restassi gravida e partorissi al suo tempo un figliuol maschio, · erede di questo reame di Ragona, essendo appo tutto il popolo publico che voi non vi giacete né mescolate meco, a ciò che non si dicesse ch’ io l’avessi generato d’adulterio, vi piaceri fare che i pr imi baroni del regno