Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/47

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NOVELLA XVII 4I peccati condannata a l’inferno. Ma che ·peccati aveva io di venir a casa del diavolo?· Che se io ho prestato il mio corpo a questi e a quelli, e sovra tutti al nostro fornaio che infornava cosi bene e cosi gagliardamente, che è poi cotesto? Io non penso gia che sia peccato a far piacere a’ poveri compagni, ben che questi preti e frati dicano di si. E nondimeno quando io era con quelle buone donne a Vinegia, tutto il di preti e frati per la casa le trescavano, ed io so bene che meco piu di tre paia ci sono giaciuti. Io anco non so che ingiuria in questo si faccia a’ mariti, quando essi ogni volta che vogliono si ponno giacer con le moglieri. E mio marito non trovò gia mai che una sola volta la parte sua, quando l’ha voluta, non ci fosse. Cosi la volesse egli ogni di e fosse bastante per i miei bisogni come io sono per i suoi ! Egli quando mi menò via da Vinegia mi promise di molte cose, de le quali io non ne ho trovata nessuna. E se io non mi fosse ingegnata guadagnar alcuna cosetta con soccorrer i bisognosi, io so che staremmo male. Povero vecchio insensato che egli è, che vuoi far il bravo e non s’avede che de le diece volte che vuoi prendersi meco carnalmente piacere, egli fa, le otto, tavola e spende doppioni ! Si crede poi con il suo ·parlar tondo e con l’andar in ponta di piedi come fanno i ragni, avermi contentata. A la croce di Dio, e’ vi vuoi altro che parole a sodisfar a una donna ! Ma io non sono mica stata cosi sciocca che io non abbia, con il meglior modo che ho potuto, proveduto ai casi miei e per carita ed amorevolezza provisto ai bisogni degli altri. Ora il tutto è fi nito, poi ch’ io son morta. Io ho t~nte volte sentito dire che il morire è cosi gran pena e cosi pieno di spavento. A me pare egli che tutte siano baie e filostoccole da narrar la sera al fuoco, ché io per me non ho sentito dolor alcuno né un minimo fastidio in questa mi~ morte. È ben vero che par che alquanto mi doglia il capo e ch’ io mi senta lo stomaco gravato. Ma torniamo un poco a vedere che peccati altri io ho, a ciò che quando sarò dinanzi al Giudice essaminata, sappia rispondere. Egli è vero che io beveva volentieri e che ogni di mio marito me ne garriva e mi chiamava imbriaca. Io beveva si, e quanto il vino era megliore io lo beveva molto piu vo-