Pagina:Bandello, Matteo – Le novelle, Vol. III, 1931 – BEIC 1973324.djvu/85

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Egli non sara gia vero che io l’ami piu. E perché debbo amarla, se ella m’odia? - Cosi l’amoroso cavaliere, vinto e stracco de la crudelta infinita de la sua sdegnosa donna e pentito di tante fatiche indarno spese, fece questa deliberazione, e gia gli pareva d’esser del tutto sciolto. Da l’altra parte ad un tratto in lui si destò il concupiscibile appetito, in modo che tutto il contrario disse di quello che detto aveva e gravemente se stesso riprese, parendogli aver follemente errato: - Ahi, perfido e sleale che io sono, che ho io detto? che pensiero folle m’ è in petto entrato ? Come ardirò io gia mai andar dinanzi a quella che ora cosi indebitamente e villanamente ho crudele, ingrata, fiera, superba e micidiale chiamata? sarò io cotanto temerario e si presontuoso che osi senza grandissima vergogna comparirle dinanzi? E che so io che ella tale contegno non mostri per sperimentar la mia fede e la mia perseveranza? Che cosa ho io per lei mai operata, che pegno le ho io dato che ella debbia esser de la mia fede sicura? Se io tante fiate per ischiavo me le sono donato, non può ella di me come di cosa sua far tutto quello che piu le gradisce? Dunque sarò io cosi villano e perfido cavaliere che quel che liberamente le ho dato le voglia rapacissimamente torre? Lievi da me Iddio questo peccato e non permetta che io le rubi .ed iruroli ciò che è suo. Io nacqui per servirla, e cosi farò. Attenderò adunque a servirla ed amarla come fin qui ho fatto, avvengane mò ciò che si voglia. Con questo pensiero perseverò circa dui anni come prima faceva, servendola ed onorandola, né mai ebbe da lei una sola rivolta d’occhi. E perché in effetto egli amava ardentissimamente, non poteva talora essere che egli non facesse de le cose stracuratamente, pe.r le quali tutta la corte e quanti erano in N a poli s’accorsero di questo amore, ben che prima ancora da molti se n’era alcuna cosa detta. Furono molti baroni amici suoi i quali, veggendo che egli dietro a costei si consumava, agramente lo sgridarono, e tanto piu lo garrivano quanto che la superbia ed ostinazione de la donna appo tutti era notissima. Non era dentro N apoli cittadino né gentiluomo a cui non dolesse che il Ventimiglia fosse cosi da la donna sprezzato, perciò che da