Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/205

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richieder a Carlo che volesse compiacergli a vendergli la sua possessione, che gliene darebbe mille ducati a la mano. Carlo che de l’antico patrimonio dei suoi altro non aveva che quel podere in contado e il palazzo in Siena e con quello sé e la sorella parcamente sostentava, e non sapeva ove un’altra possessione ritrovare, gli fe’ risposta che vender non la voleva per modo alcuno. Il cittadino che era uomo maligno e appetitoso de la roba altrui, prese tanto odio contra Carlo che si deliberò rovinarlo e cacciarlo del mondo. Era in quel tempo la maggior parte de la nobiltá di Siena confinata fuor de la cittá, e quelli che reggevano, ed erano popolari, odiando sommamente i nobili, fecero una legge che qualunque persona tenesse pratica con i confinati per procurar loro il ritorno a la patria pagasse mille fiorini, e non avendo da pagare gli fosse mózza la testa. Ora il maligno cittadino veggendo non poter ottener l’ intento suo da Carlo, ordí un trattato a dosso ad esso Carlo e per mezzo di falsi testimoni il fece accusar a la Signoria e provare com’egli aveva tenute pratiche contra gli statuti de la cittá. Il perché Carlo fu preso dai sergenti e condotto a le prigioni publiche. Il ribaldo cittadino che non s’era scoperto nemico di Carlo, ma navigando sotto acqua si fingeva amico, mostrò adoperarsi in favor di quello, di modo che Carlo fu condennato a pagar fra termine di quindici di mille fiorini, e non gli pagando che ne perdesse il capo. Il povero giovine veggendosi a questo termine ridutto, avendo pur desiderio naturale di vivere come tutti gli uomini hanno, pensò essergli necessario vender il suo podere, e dei mille ducati pagar i mille fiorini de la condannagione e prevalersi del sovra piú in altri bisogni. Fatta questa deliberazione, mandò per un sensale a offerire al cittadino predetto la sua possessione per il prezzo che altre fiate esso cittadino aveva voluto comperarla. Andò il sensale e fece l’ufficio che gli era stato imposto. Ma l’ ingordo cittadino che vedeva Carlo esser ridotto al verde e ne l’acqua fin a la gola, disse che piú non voleva la possessione, e che pure quando avesse animo di pigliarla, che non la pagarebbe un soldo di piú di settecento fiorini. Ritornò il sensale con questa trista resoluzione