Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/209

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piú ne hanno altrui fatte che sofferte. Onde pensando ai tempi passati, sarai generalmente detto aver piú tosto natura di fiera selvaggia e crudele che animo o discorso di creatura razionale. Carlo Montanino non t’offese, che si sappia, giá mai, né consente il diritto de la ragione che la colpa di cui egli non è colpevole sia in lui castigata, ma purgare e punir si deve ne la persona che 1’ ha commessa. Ora avendoti, Anseimo, la natura fatto gentiluomo di nobilissima e generosa stirpe, e la fortuna dei suoi beni essendoti mostrata liberalissima, che ricco quanto altro che in Siena sia ti ha fatto, non voler a l’una e a l’altra fare ingiuria e mostrarti loro di tanti doni da quelle ricevuti ingrato. E se al mio conseglio che l’onore e bene tuo ti persuade, t’atterrai, tu metterai da canto tutti i rispetti e farai conoscer al mondo che quella che tu ami e le cose sue piú a core ti sono e vie piú care che quanto oro avesse Mida o Crasso giá mai. — Avendo adunque Anseimo solo in camera fatti cotai pensieri e il tutto maturamente discorso, deliberò non voler che Carlo per mancamento di danari morisse; ed awenissene ciò che si volesse, conchiuse tra sé determinatamente di pagar la condannagione del Montanino. Fatta questa deliberazione, apri una sua cassa e trassene mille ducati d’oro, il cui valore assai piú. valeva che non valevano i mille fiorini che pagar si devevano. Era stato Anseimo buona pezza sui suoi pensieri, il perché essendo l’ora tarda, presi alquanti suoi servidori, se n’andò a trovar il camerlingo che da la Signoria era stato deputato a ricever i danari de le condannagioni fatte a beneficio de lo stato,, e trovatolo che ancora ne la camera del suo ufficio era, gli disse : — Eccovi, camerlingo, che io qui v’ ho recato mille ducati d’oro, i quali Carlo di messer Tomaso Montanino vi fa sborsare per pagamento de la sua condannagione. Numerateli e dannate la sua ragione, facendomi la poliza che egli sia rilassato e rimesso ne la sua libertá. — Il camerlingo ricevuti ed annoverati i mille ducati, voleva restituire il sopra piú dei mille fiorini d’Anselmo, ma egli noi sofferse. Onde, il camerlingo, acconcia la partita di Carlo, scrisse la cedula de la rilassazione e la diede in mano al Salimbene. Anseimo avuta la