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NOVELLA LIV

2ÓI

la favola dicendo : — Questo becco cornuto non mi vuol rendere mia moglie, ed io la voglio mal grado ch’egli n’abbia. Tu me la darai, beccone che sei. Si farai, al vangelo di san Marco d’oro. Credi tu ch’io voglia sopportare che un par tuo goda la mia donna? Io la voglio, intendemi bene, e ti farò costar caro ciò che fatto m’hai. — Pensate se queste pappolate davano da rider a la brigata, non s’accorgendo egli che faceva come coloro che sputano contra il cielo e lo sputo gli cade in faccia: egli, appellava Gian Maria « becco » e non s’awedeva che questo era suo proprio nome. Andò cosi mal concio il medico a casa, ed assettatosi a la meglio che puoté, si presentò a monsignor lo vescovo e propose la sua querela. Il vescovo ordinò che il vicario facesse ciò che di ragione era da fare. Il che il vicario fece diligentissimamente, e citate le parti e datole conveniente termine a provar le lor ragioni, poi che il processo fu autenticamente finito, col conseglio d’alcuni dottori che aveva chiamati pronunziò sedendo prò tribunali, ed a Gian Maria comandò che restituisse la Domenica al Boientis, ma che si ritenesse i venti ducati per le spese che fatte le aveva, e cosi come egli tolse la Domenica gravida del Boientis medesimamente che il Boientis la ripigliasse gravida di lui, a ciò che la cosa andasse di pari. Il nato figliuolo fu giudicato al Boientis; o maschio o femina che nascesse, a Gian Maria ; e che tra i dui rivali si facesse pace : il che si fece. Il Boientis tutto allegro de la vittoria si vesti di scarlatto e si mise una cuffia nuova in capo a ciò che il cimiero non si vedesse, e con gran festa a casa si menò la moglie ed il figliuolo, la quale indi a pochi mesi partorí un altro maschio che a Gian Maria fu dato. Né per questo è men cara al medico la moglie, anzi per bella e buona se la tiene, credendosi aver beffato la madre di lei e Gian Maria. Ed a chiunque gliene parla narra tutta l’ istoria cosi allegramente come se avesse trovato un ricco tesoro, e non s’accorge, il povero uomo e stroppiato di cervello, che egli è restato con la vergogna e beffe e col danno dei venti ducati.