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Pagina:Bandello - Le Novelle, vol. 2, 1928 - BEIC 1972415.djvu/362

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gli lanciò; ed in questo ebbe la fortuna assai favorevole, imperciò che la tratta spada colse di taglio ne la faccia de l’abbate e nel mezzo del traverso del naso e di una guancia gli fece una profonda piaga. Ella in quel medesimo punto che l’avventata spada feri l’abbate, a Dio divotamente raccomandatasi, di salto giú dal ponte, come giá fece Orazio Code, si gittò ne le lucide e correnti acque di Sebeto, piú tosto eleggendo ne Tacque miseramente perire che perder il pregio de la sua verginitá. E cesi il bel fiume lei a seconda ne menava via, che aiutata da le vesti sovra acqua ancor si sosteneva. Aveva il romore de la mischia ied il gridar dei poveri feriti fatto venir molti a cosi crudel spettacolo. Da alquanti di costoro che sapevano nuotare e che a Tacque si gettarono, fu fuori del fiume la giovane mezza morta cavata. L’abbate che di gran lunga molto da quello che s’era persuaso, ingannato si ritrovava e che sapeva per mano dei suoi servidori la giovane e i parenti di lei esser scioccamente feriti e se stesso con il fregio nel volto, non volendo tornar dentro la cittá, se n’andò a le sue castella. Quelli che il rumore lá tratti aveva, levati i feriti da terra, insieme con la impiagata fanciulla tutti a Napoli condussero, ove universalmente da quelli che la cosa seppero era l’abbate biasimato e la giovane per pudica, saggia, animosa e d’alto e generoso core stimata. E veramente che ella merita tutte quelle chiare lodi che a pudicissima e castissima donna dar si possino. E se a le vertuti a’ nostri corrotti tempi l’onore si rendesse che appo i romani ed altre genti straniere anticamente si rendeva, qual statua, qual colosso di qual si voglia materia o quai titoli potrebbero questo magnanimo e gloriosissimo atto di questa giovane napolitana agguagliare ? Certo, che io mi creda, nessuno. Cotale adunque fine ebbe il poco regolato amore de l’abbate Gesualdo, il quale volendo per forza conseguir la grazia de la sua innamorata, perpetuo odio e disgrazia ne riportò. Che forse quando piú temperatamente avesse saputo amare ed a la giovane con quella accomodata servitú che a l’uno e a l’altro conveniva, servire, sé da meritato ed eterno biasimo e l’amata fanciulla da le crudeli ferite averia preservato.