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NOVELLA Vili

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con coperte carche di trapunti, che quattro schiumosi corsieri tirano, che par che si veggia trionfar un imperadore, e dentro le carrette vi sono assise di bellissime donne le quali sen vanno per la cittá diportando. Vi fu non è guari un giovine d’onorata ed antica famiglia, il cui padre è ricchissimo ed egli è nel vero d’ogni vertu che a giovine nobile si convenga compiutamente ornato, il cui nome per buoni rispetti mi piace tacere, ma non senza accomodato nome Crisoforo lo domandaremo. Egli con altri gentiluomini per la cittá cavalcando, vide una sera in porta una gentildonna molto bella e riccamente maritata, nel cui volto e presenza gli parve veder raccolta quanta mai beltá e vaghezza per a dietro egli avesse veduta. E in quel punto che la vide, si senti cosi de l’amor di lei acceso che deliberò in modo farsele soggetto che l’amor e grazia di lei n’acquistasse. Informatosi adunque chi ella fosse, cominciò due e tre volte il di a passar per la contrada, e veggendola molto spesso in porta e a la finestra e talora in carretta a diporto per la cittá, se le inchinava facendole riverenza, e con gli occhi ingordi di modo la mirava che ella leggermente de l’amor del giovine s’accorse. E come tutte fanno, gli mostrava buon viso né punto pareva che schifevol fosse d’esser vagheggiata, anzi pareva che caro avesse che egli le fosse servidore. Del che il giovine prese buona speranza e non poteva saziar la vista di vederla. E quanto piú la vedeva tanto piú gli pareva bella e leggiadra e tanto piú si sentiva ne l’amorosa pania invescare. Onde passati giá molti giorni e desiderando egli venir a fine di questo suo amore, trovò un messo di cui gli pareva che la donna si potesse fidare e le scrisse una lettera, ove narrandole la sua servitú e quanto de le vaghe bellezze, degli onesti e saggi modi di lei fosse acceso e quanto desiderava per lei spender la roba e la vita, la pregava affettuosamente che degnasse prestargli comoda audienza a ciò che meglio le facesse conoscere qual e quanto era l’amor che le portava. Prese la donna ed accettò l’amorosa lettera, e quella a la presenza del portatore letta e riletta, al messo impose che per i fatti suoi se n’andasse e che piú non le mettesse i piedi in casa per simil pratiche, perché ne riportarebbe cosi fatto