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novella x | 143 |
era bellissima e pomposissimamente abbigliata, pareva proprio una dea discesa dal cielo in terra. Subito che Maometto arrivò in sala, tutti quei turchi a modo loro l’adorarono e gli fecero riverenza, ai quali egli, fermatosi nel mezzo de la sala, tenendo tuttavia con la man sinistra la bella giovane, disse: — Voi, per quello che detto mi viene, mormorate di me, che io con questa giovane tutto il dí me ne stia. Ma io non conosco nessuno di voi che, se egli avesse sí bella donna a lato, che se ne partisse. Che ne dite voi? E dicami ciascuno liberamente il suo parere. — Sentendo questa voce del lor signore e veggendo una beltá tale quale mai piú non avevano veduta, tutti dissero che egli aveva una gran ragione se essendo giovine godeva sì bella cosa, e che da lei mai non si deveva partire. A questa voce il barbaro crudele rispose loro: — Ed io vi vo’ far conoscere che non sará mai cosa al mondo che mi possa impedire che io non attenda a la grandezza de la casa Ottomanna. — Dette queste parole, subito pigliando i capelli de la donna in mano, con la destra tolto un coltello che a lato aveva, la svenò per mezzo la gola, e la sfortunata cadde in terra morta. E come se egli avesse una rondinella uccisa, essendo tre anni che Constantinopoli aveva debellato, comandò che si mettessero a ordine centocinquanta mila combattenti, con i quali scorse tutta la Bossina, e volendo pigliar Belgrado ebbe quella memorabil rotta che gli diedero i cristiani sotto la condotta di Giovanni Uniade, cognominato il Bianco, che fu padre del glorioso re Mattia Corvino. Potete adunque vedere che in Maometto non era amore né pietá. Ché se piú non voleva trastullarsi con la greca, non la deveva il barbaro crudele ammazzare. Ma tali sono i costumi turcheschi. E chi volesse le particulari crudeltá da questo Maometto usate narrare, averebbe troppo che fare essendo innoverabili.