Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/282

Da Wikisource.

novella xxi 279

prova di quello per cui d’Ongaria s’era partito. Investigando poi de le maniere de la donna, quello ne intese che per quella contrada era publica voce e fama, cioè che ella senza pari si predicava esser gentile, saggia, avvenevole ed onestissima. Fu subito la donna avvertita del giunger del barone, e sapendo la cagione per cui veniva, seco stessa deliberò pagare anco costui di quella moneta ch’egli andava ricercando. Essendo adunque il barone ongaro il giorno seguente andato al castello, fece dire che voleva la signora di quello, venendo da la corte del re Mattia, visitare e farle riverenza. Dinanzi a la quale essendo intromesso, fu da lei con allegro e piacevol viso ricevuto. Entrando dapoi in diversi ragionamenti e mostrandosi la donna molto festevole e, come si dice, buona compagna, entrò il signor Uladislao in openione che in breve verrebbe de la sua impresa a capo. Tuttavia, per questa prima volta, egli non volle a nessuna particolaritá del suo proponimento discendere, ma le parole furono in generale, che udita la fama de la sua beltá, de la leggiadria, de la piacevolezza e bei costumi, che, essendogli bisognato venir in Boemia per suoi affari, non s’era voluto partire senza vederla, e ch’in lei aveva trovato molto piú di quello che la fama apportava. E cosí, passata quella prima visitazione, se ne ritornò al suo albergo. La donna, partito che fu di castello il baron ongaro, seco prepose che ’l signor Uladislao non era da tener troppo a bada, molto ne l’animo suo essendo contra i dui ongari adirata, parendole che troppo presuntuosamente si fossero gettati a la strada, come publici assassini, per rubarle e macchiarle il suo onore e metterla in continova disgrazia del marito, anzi al rischio de la morte. Fatta adunque conciar un’altra camera, che era a muro di quella ove il compagno filava, come il signor Uladislao fu tornato, cominciò fargli buona cera e dargli ad intendere che per lui ardesse. Né guari stette, ch’egli si trovò in prigione, al quale la solita damigella, per un buco che ne l’uscio era, fece intendere, se viver voleva, che gli conveniva imparar a dipanare, e che guardasse in un canto de la camera e vi troveria alcune accie di filo ed un arcolaio. — Attendete — diceva ella — a dipanare, e non perdete