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PARTE PRIMA



IL BANDELLO

AI CANDIDI ED UMANI LETTORI


Io, giá molti anni sono, cominciai a scriver alcune novelle, spinto dai comandamenti de la sempre acerba ed onorata memoria, la vertuosa signora Ippolita Sforza, consorte de l’umanissimo signor Alessandro Bentivoglio, che Dio abbia in gloria. E mentre che quella visse, ancor che ad altri fossero alcune di loro dedicate, tutte nondimeno a lei le presentava. Ma non essendo il mondo degno d’aver cosí elevato e glorioso spirito in terra, nostro Signor Iddio con immatura morte a sé lo ritirò in cielo. Onde dopo la morte sua a me avvenne, come a la versatil mola suol avvenire, che, essendo da forte mano raggirata, ancor che se ne levi essa mano, tuttavia la ruota in vertú del primo movimento, buona pezza senza esser tocca si va raggirando. Cosí dopo la morte de la detta nobilissima signora, l’animo mio, che sempre fu desideroso d’esserle ubidiente, non cessò di raggirare la mia debol mano, a ciò ch’io perseverassi a scrivere or questa or quella novella, secondo che l’occasione mi s’offeriva, di modo che molte ne scrissi. Ora, essendo alcuni amici miei che desiderano di vederle, essendone state vedute pur assai, tutto il dí m’essortano a darle fuori. Molte ne ho a Vulcano consacrate; quelle poi, che da la vorace fiamma

M. Bandello, Novelle. 1