Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/44

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novella ii 41

se ne trarrebbe uno dei suoi. Queste parole, invittissimo prencipe, ho io voluto qui a la presenza tua e de li tuoi satrapi e del popolo dire, a ciò che ciascuno intenda che io appo la tua corona, non per malignitá tua o colpa mia, ma per le velenose lingue degli invidiosi era in disgrazia cascato. — Piacque al magnanimo re il verissimo parlar d’Ariabarzane, e quantunque si sentisse da le parole di lui trafitto, nondimeno conoscendole vere, e che per l’avvenire potevano esser a tutti di profitto, molto a la presenza di tutti le commendò. Il perché avendo giá esso Ariabarzane ricevuta in dono la vita dal suo re e chiamatosi vinto, e conoscendo il re il valor di quello e la fede, ed amandolo come in vero l’amava, umanamente facendolo dal nero catafalco discendere e sovra quello ov’egli era salire, quello raccolse e baciò, in segno ch’ogni ingiuria gli era rimessa e perdonata. Volle che tutti gli uffici che soleva avere gli fossero restituiti, e per farlo maggior di quel che era donògli la cittá di Passagarda ov’era il sepolcro di Cirro, e comandò che fosse in tutti gli stati e domini suoi suo luogotenente generale, e che ciascuno gli ubidisse come a la persona sua propria. E cosí restò il re onorato suocero ad Ariabarzane ed amorevol genero, e sempre in tutte le azioni sue seco si consegliò, e cosa che fosse d’importanza senza il parer di quello mai non faceva. Ritornato adunque Ariabarzane piú che prima in grazia del suo padrone, e con la propria vertú superati tutti li suoi nemici e l’arme de l’invidia spezzate e rotte, se per innanzi era stato benigno e liberale, divenne dopo tante sue grandezze molto piú reale, e se giá una cortesia aveva fatta, ora due ne faceva, ma di modo la sua magnanimitá dimostrava e ne l’opere sue magnifiche con tal misura e temperamento procedeva, che tutto il mondo chiaramente discerner poteva che non per contendere col suo signore, ma per onorarlo e per meglio dimostrar la grandezza de la corte del suo re, li beni a lui dal re e da la fortuna dati largamente spendeva e ad altrui donava. Il che fin a l’ultimo suo fine in buona grazia del suo prencipe gloriosamente il mantenne, perciò che il re piú chiaro che il sole conobbe Ariabarzane esser da la natura formato per lucidissimo specchio di cortesia e