Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, I.djvu/75

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72 parte prima

lungamente in molte cose l’aveva esperimentato, altro sospetto di lui non prendeva, ancor che la notte e il giorno in casa gli venisse. Bindoccia, che nel principio pensava il marito sentirsi mal disposto per la dieta che faceva, punto non si meravigliava; ma veggendosi poi levate le donne, e i famigli mandati via, e la dieta tanto crescer che in dui mesi una volta non si cibava, si ritrovò meravigliosamente di mala voglia, e non sapeva che farsi né dirsi. Dubitò forte che il marito d’altra femina fosse innamorato, e che quello che a lei conveniva altrui si desse. Pure non puoté mai venir in cognizione di cosa alcuna circa questo fatto. A la fine veggendo le cose sue andar di mal in peggio e al marito vie piú che mai crescer la gelosia, deliberò, avvenisse quello che si volesse, di quell’arme ch’ella era ferita ferir Angravalle, sperando con questo o rivocarlo al primo ufficio, od in modo d’amante provedersi, ch’ella venisse al conto de le sue prime ragioni. Cominciò adunque a malgrado del marito, che per rispetto del padre e dei fratelli di lei non ardiva darle de le busse, presentarsi a le finestre e a tutti che la guardavano mostrar buon viso. Di che il misero geloso si disperava. Considerando poi che il volersi procacciar d’amante potrebbe esser d’alcuno scandalo cagione e metter se stessa in pericolo de la vita e de l’onore, pose gli occhi a dosso a Niceno, il quale di continuo in casa praticava, e parendole bello e avveduto molto e di bei modi e gentilissimi costumi adornato, di lui non mezzanamente cominciò ad accendersi. Tuttavia, sapendo che egli al marito era troppo caro, non ardiva il suo focoso desiderio scoprirgli. Ben si sforzava con gli occhi e con allegro viso dimostrarli ciò che la lingua palesar non ardiva, e quanto piú chiusamente ella ardeva, tanto piú le sue fiamme d’ora in ora maggiori ne divenivano e miseramente quella struggevano. Il perché avendo molti e vari pensieri fatti, a la fine deliberò con la sua ed altresi di lui cugina, che Isabella Caracciuola era nomata, il caso suo conferire e il conseglio e aita di quella impetrare. Onde con saputa e volontá d’Angravalle, un giorno a casa di lei se n’andò, e dopo molti ragionamenti, non v’essendo chi i loro