Pagina:Bandello - Novelle, Laterza 1910, II.djvu/250

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NOVELLA LUI 247 come? — Mézzo, madonna? — rispose egli. — Voi ve ne accorgereste se avessi a far meco. Voi non mi conoscete bene né sapete ciò ch’io vaglio. Guardate qui se questa vi pare una vita d’attratto o da stroppiato. — E dicendo questo saltò in piedi e fece un salto tutto tondo e molto alto da terra, ché in effetto egli era gagliardo, destro ed aiutante de la persona. Venne in questo il fandulletto figliuolo del dottore e de la donna, del quale ella non si prese guarda alcuna. A la donna piacque che Antonello cosi largamente in parole si domesticasse, parendole molto al proposito; ed anco ella cominciò seco domesticamente a scherzare, ora tirandogli i capelli, ora il naso ed ora dandoli cosi da scherzo leggermente alcuna buffettata e facendogli altri simili fastidi. Egli attendeva pure a cibarsi, ed accorgendosi che ella voleva il giambo di Marcone le disse: — Madonna, se non mi volete dar del vostro, lasciatemi stare; se non, al corpo che non vo’ dire, mi farete entrar in còlerà, e poi anderà secondo che anderà. State cheta. — Ma ridendo ella e non cessando molestarlo, egli che si sentiva crescer roba a dosso, si levò in piede e presa quella in braccio, la basciò due e tre volte, e.poi le disse: — Se non mi lasciate stare, io vi farò... starete pur a vedere. — Ella riscaldata sul fatto e che moriva di provarlo come egli era ben gagliardo nei bisogni de le donne, gli disse ridendo: — A la fé di Dio che ti vo' far castrare. — Castrare? — rispose Antonello. — Cotesto non farete mica. Come diavolo! castrare? o cacasangue! e che sarei io da fare se fussi castrato? che fareste voi dapoi dei fatti miei? Io so che mi vorreste conciar per una volta. Castrate pure i galletti per far dei capponi e lasciate che io stia con tutti i membri miei. Io vi darei prima il carro e i buoi e quanto mio padre ha al mondo, che lasciarmi mai castrare. E che farei io poi de lo sparviero senza sonagli? Orsù, andate, andate; lasciatemi stare. — Ma ella più se gli accostava e davali molestia, mostrando tuttavia che aveva piacere che egli seco scherzasse. Era vicino al capo de la tavola ove Antonello in sala mangiava, l’uscio de la camera de la donna. Quivi ritiratasi ella e su l’uscio fermata, pareva che a punto l’invitasse ad entrar in camera. E gittandogli a dosso ora una piccola