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358 PARTE SECONDA gli lanciò; ed in questo ebbe la fortuna assai favorevole, imperciò che la tratta spada colse di taglio ne la faccia de l’abbate e nel mezzo del traverso del naso e di una guancia gli fece una profonda piaga. Ella in quel medesimo punto che l’avventata spada feri l’abbate, a Dio divotamente raccomandatasi, di salto giù dal ponte, come già fece Orazio Code, si gittò ne le lucide e correnti acque di Sebeto, più tosto eleggendo ne Tacque miseramente perire che perder il pregio de la sua verginità. E cosi il bel fiume lei a seconda ne menava via, che aiutata da le vesti sovra acqua ancor si sosteneva. Aveva il romore de la mischia ed il gridar dei poveri feriti fatto venir molti a cosi crudel spettacolo. Da alquanti di costoro che sapevano nuotare e che a Tacque si gettarono, fu fuori del fiume la giovane mezza morta cavata. L’abbate che di gran lunga molto da quello che s’era persuaso, ingannato si ritrovava e che sapeva per mano dei suoi servidori la giovane e i parenti di lei esser scioccamente feriti e se stesso con il fregio nel volto, non volendo tornar dentro la città, se n’andò a le sue castella. Quelli che il rumore là tratti aveva, levati i feriti da terra, insieme con la impiagata fanciulla tutti a Napoli condussero, ove universalmente da quelli che la cosa seppero era l’abbate biasimato e la giovane per pudica, saggia, animosa e d’alto e generoso core stimata. E veramente che ella merita tutte quelle chiare lodi che a pudicissima e castissima donna dar si possino. E se a le vertuti a’ nostri corrotti tempi l'onore si rendesse che appo i romani ed altre genti straniere anticamente si rendeva, qual statua, qual colosso di qual si voglia materia o quai titoli potrebbero questo magnanimo e gloriosissimo atto di questa giovane napolitana agguagliare? Certo, che io mi creda, nessuno. Cotale adunque fine ebbe il poco regolato amore de l’abbate Gesualdo, il quale volendo per forza conseguir la grazia de la sua innamorata, perpetuo odio e disgrazia ne riportò. Che forse quando più temperata- mente avesse saputo amare ed a la giovane con quella accomodata servitù chea l’uno e a l’altro conveniva, servire, sé da meritato ed eterno biasimo e l’amata fanciulla da le crudeli ferite averia preservato.